Lettera ad un ufologo stressato

 

poltroncina-ripiegabile

Carissimo ufologo,

esiste un detto in Sudamerica che ci ricorda di essere “tierra de tus raices” ovvero essere autentico, guardare avanti e se possibile , non divagare troppo in multipli direzioni perdendo tempo dietro ad un semplice “dicono che…”

Cerca di ottenere le informazioni “de primera mano” e non per sentito dire. (oggi mi sento molto autoctono con gli shamanes andini, i vulcani della Sierra e le navi madre e mi viene da scrivere in spagnolo!)

L’informazione deve essere captata e divulgata scegliendo meticolosamente a chi affidarla. Come gli antichi costruttori di Tihuanaco fecero, cosi come impararono dalle stesse Guide che scelsero e scelgono ancora a chi dare il messaggio e chi preparare in vista dell’imminente contatto. Noi prescelti, sottoposti a lunghi e faticosi corsi di insegnamento, con una grande responsabilità accettata anni fa, ci stiamo preparando in silenzio ad essere leader di masse, quelle masse di terrestri che chiederanno lumi e spiegazioni quando vedranno le navi cosi grandi che quelle del film Indipendence Day sembreranno giocattoli (cito testualmente una frase delle Guide del 2006).
Che fare quindi?
Arriveranno come un ladro nella notte sorprendendo chi non si è preparato inseguendo le vanità della vita.
Certe verità le accetti quando conosci e frequenti una ragazza delle Pleiadi (la cui frequentazione ho descritto in un articolo su Notiziario Ufo chiamato “Neus e Diva amiche celesti”, dovresti leggerlo), quando ti trovi faccia  a faccia con Balan, guida con corpo e viso di gatto, ringraziandomi per come amo e prendo cura della stirpe gattesca felina sulla Terra.

Ti spaventi ma poi ti rilassi quando vedi un essere di 2 metri, vestito da militare, con viso e corpo canino, perché in fondo ti da informazioni su Atlantide, ti rivela chi ha costruito le piramidi e che sono quegli oggetti che i Sumeri e Oannes avevano in mano, oggetti misteriosi raffigurati nei bassorilievi babilonesi.
O quando sei di fronte ad una signora che, con viso austero ma sorridente, ti sprona ad andare avanti nonostante le difficoltà terrene passeggeri,  mostrandoti l’interno di una nave, con tanto di morbidi sedili bianchi, nave in cui non hai ancora il coraggio di entrare (incontro accaduto nel 2005).
” La prossima volta non avere paura di entrare, comandante li-on ” mi disse prima di sparire.

Anche io ti sprono ad essere piu’ coraggioso e meno sensazionalista: sono le Guide a scegliere il contattato, sono loro a farti capire certe verita’, e per farlo, non devi attuare come un ufologo stressato, ma stendere il braccio umilmente e, credimi, e’ la maniera piu’ rapida per avere le risposte.

Caso contrario, sarai uno dei tanti ad inseguire con lo sguardo oggetti volanti senza capirci molto.

E di ufologi che viaggiano di convegno in convegno, scrivendo libri su libri, con zero risposte e tante domande, ne conosco troppi.

Ciao, Andrea

Lettera ad un ufologo stressatoultima modifica: 2016-12-27T10:28:38+01:00da lion7911
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