Neus e Diva, amiche celesti

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Stavo sognando una partita di calcio, un goal di Totti in un mitico derby finito 3 a 3, con la magica Roma ridotta in dieci…sognavo che il passaggio filtrante lo facevo io, indovinando il corridoio. Quei sogni che sembrano cosi’ veri che la mattina ti fanno alzare dal letto con un po’ di gioia ma subito dopo, che delusione! Macché goal, mi ha svegliato lo squillo del telefono! Controllo l’ora: 4,15 del mattino, se e’ la solita chiamata sbagliata,lancio il telefono dalla finestra.

“Andrea, hai visto la luce fuori?” E’ Neus, la mia amica che vive a Quito che mi sveglia di soprassalto.

“Che luce?” rispondo senza pensare, ancora assonnato…in un centesimo di secondo ricordo chi sono (un banale giocatore di fascia nei campetti dei Protomartiri a Roma),dove mi trovo (A Quito, Ecuador, a 2850 metri s.l.m.) ma soprattutto ricordo tutto cio che ho visto da quando vivo qui: oggetti volanti schizzare via da un cratere, navi madre che espellono dischi luminosi a poche centinaia di metri da un centro commerciale, individui che mi mostrano lastre di raggi x di impianti sottocutanei….

“Andrea, stai ancora li? Alzati e vai a vedere”

Mi trascino quasi cadendo inciampando con un piede nel piumone, arrivo alla finestra del salone da dove si gode una favolosa vista della città con il maestoso vulcano Pichincha proprio al centro della mia visuale. Vedo il cielo come non si presentava da tempo, per via dell’ora insolita, con costellazioni nuove per chi vive nell’altro emisfero, stelle cosi basse da sembrare poterle toccare facendo un balzo. Non vedo nulla di strano, nessuna lucetta gironzolare, torno in camera a riprendere la cornetta del telefono (tempo dopo ne comprai uno senza fili…) per chiedere a Neus che avrei dovuto vedere a quell’ora della notte.

Neus non c’era più, aveva riattaccato. Non era tipo da fare scherzi, per cui decisi di uscire dall’appartamento e raggiungere la terrazza condominiale, tre piani più su.

Accosto la porta di casa e comincio a correre su per le scale, ovviamente scalzo, apro la porta di vetro che da alla terrazza e osservo nuovamente la maestosa volta celeste, con la consapevolezza che lassù, nello spazio, faccia davvero freddo.

Punto diritto lo sguardo verso il vulcano,osservo tutte le stelle visibili e conosciute: sono stelle, non c’era altro da dire, non c’erano dubbi. Comincio a infastidirmi, che stavo facendo li, in pigiama, al freddo, alle 4 del mattino? Non resisto più e scendo malinconico verso casa, deciso a chiedere a Neus che avrei dovuto vedere. La chiamo a casa, non risponde. La segreteria mi propone la registrazione con il suo accento spagnolo. Mi arrendo, vado a dormire, domani vado subito a trovarla in ufficio.

La misteriosa Neus

Avevo conosciuto Neus diversi mesi prima, in una tienda de viveres (il nostro alimentari) nella maniera piu strana: stavo discutendo con Giovanni, il mio amico calabrese proprietario del posto, su quale fosse il miglior modo per ricreare il nostro parmigiano reggiano facendo seccare un formaggio locale, quando una ragazza sulla trentina, bionda e slanciata, discretamente alta (superava il metro e settantacinque), entra e ci saluta sorridendo senza pensarci due volte. Riconosco il suo accento spagnolo e la saluto semplicemente con un cenno della testa, sorpreso dalla sua entrata in pompa magna. Giovanni ricambia con una certa freddezza, anche se, dopo essere uscita, mi confida che e’ una cliente assidua del negozio e che abita proprio nel mio stesso edificio di fronte, il Galicia.

“ Ti dirò Andrea, sta ragazza non mi convince, e’ proprio strana…”

“E perché? “

“Boh…mia figlia non la può vedere e pure la mia cagnetta Lara ogni volta che la vede sparisce dentro lo sgabuzzino e rimane li finché non devo andare io a tirarla fuori dalla coda!”

“Ok, pero perche’ credi che sia strana?”

“E che ne so…vabbè allora, lo facciamo sto parmigiamo o no?”

La mia curiosità viene premiata la domenica seguente quando incontro casualmente Neus al parco del El Ejido, durante la tradizionale feria di quadri, una specie di piazza Navona nel verde.

Bella e in tuta da ginnastica, la vedo parlare con Pedro Gomez, la cui storia del suo rapimento alieno ho descritto in un articolo su Notiziario Ufo (Aprile 2001: Pedro e gli uomini di Acrkturus) e che riproporrò presto sul mio blog.

Pittore, persona semplice ed umile, Pedro e’ stato al centro di una abduction aliena con tanto di impianto sottocutaneo, rapimento portato avanti da esseri dalle fattezze umane. Ho visto personalmente le lastre dei raggi X in cui si evidenza un filo presumibilmente metallico di circa 10 centimetri, giusto all’altezza del coccige, con una estremità che spunta dalla pelle…

Neus mi riconosce, si allontana dall’uomo salutandolo amabilmente e mi si avvicina con un sorriso enorme.

“Come va? Che ci fai qui?” mi domanda, lasciandomi un bacio energico sulla guancia, sorprendendomi ancora per la sua energia.

“Ciao…volevo vedere se trovo qualche quadro per la mia suite, giusto nel tuo stesso edificio: le pareti sono completamente spoglie, e giusto andavo a trovare Pedro; mi piacciono i suoi quadri dal tema spaziale!”

“Ah, sei italiano! Che ci fai a Quito’”

“Si, italiano…sono fotografo pubblicitario, lavoro per diverse agenzie, quando sono fortunato mi chiamano…e tu? Sei spagnola?”

“Bravo, lo hai notato”

Dieci minuti dopo mi lascia il suo biglietto da visita e mi strappa la promessa di andarla a trovare nell’ufficio dell’impresa dove lavora, una societa di importazioni di medicine omeopatiche.

E’ simpatica, spigliata, energica, sempre sorridente, una manager che sprizza felicita da tutti i pori.

Non faccio parola a Giovanni dell’incontro al parco e neanche della mia futura visita presso l’ufficio di Neus, non voglio essere condizionato dal suo giudizio stranamente negativo.

Senza volerlo e senza rendermene conto, mi trovo a pensare a questa ragazza trentenne sbucata dal nulla, accento spagnolo e mirata inquisitrice, mentre passeggio da solo in un centro commerciale o faccio la fila in banca: sembra che stia con me,sorvegliandomi… Nonostante lei mi avesse solo invitato a passare per il suo ufficio, non certo a cenare al lume di candela, mi sentivo stranamente in soggezione, nervoso e condizionato dalla sua forte personalita. C’era qualcosa in lei di assolutamente straordinario che volevo scoprire.

Una sera, intorno alle 7, squilla il telefono a casa: e’ Neus dall’altra parte. Ma dimmi tu, Giovanni deve averle dato il mio numero di casa senza dirmi niente!

“Ciao italiano, che fai di bello?”

“Ciao Neus, che sorpresa!”

Un’ora dopo mi trovo comodamente seduto accanto a lei, in un divano del ristorante La Boca del Lobo, pieno come sempre, aspettando che si liberi un tavolo. Osservo questa ragazza dal sorriso contagioso, il suo profumo fresco ed esotico. Ha uno sguardo magnetico, aiutata dai suoi grandi occhi celesti. E’ bella ma non mi piace, quindi e’ perfetta per essere una buona amica.

Sul divano conversiamo un po’ di tutto, dalla mia adolescenza a Roma, alla decisione di lasciare l’Universita’ a pochi esami dalla laurea, persino dei miei artisti musicali preferiti. Neus mi riempe di domande, anche se ho l’impressione che conosca gia’ le risposte. Una cameriera ci porta un succo di frutta e dei pistacchi e rimango sorpreso nel vedere che Neus li mangia con tutta la buccia!

“Senti, scusa…ma non sai che la buccia si toglie per mangiare i pistacchi? O in Spagna e’ una moda mangiarli interi?”

Lei mi guarda con una espressione tra la sorpresa e la vergogna. Senza rispondermi osserva i pistacchi ed esplode in una risata fragorosa che desta l’attenzione dei clienti presenti. Ci spostiamo al tavolo ed ho la possibilità di osservarla ancora meglio. Un senso di angoscia mi pervade: che sto facendo qui con questa ragazza che appena conosco? Perche’ Neus si comporta come fossimo vecchi amici? In fin dei conti, che vuole da me? Un’amicizia? Perché mi ha invitato ad uscire?

Mi sento davvero a disagio, comincio a pentirmi ad aver accettato il suo invito e decido che quella sarebbe stata l’ultima volta che sarei uscito con questa stranissima ragazza. E il giorno dopo sarei andato a picchiare Giovanni per averle lasciato il numero di casa senza chiedermi il permesso!

“Come hai conosciuto Giovanni?” mi chiede Neus improvvisamente, proprio quando stavo pensando a lui.

“Giovanni e’ calabrese come lo era mia madre, e avere un amico italiano a Quito, con cui parlare in dialetto, discutere di cibo e vini, mi dà conforto in certi momenti di nostalgia. E’ l’unico italiano con cui ho confidenza qui, e’ il tipico migrante che ha lavorato tantissimo, sofferto, pianto, lottato, ed ora guardalo, orgoglioso, amministrando il suo alimentari Porto Cosenza…sono molto contento per lui”

Non facevo a Neus nessuna domanda, per non alimentare ulteriori discussioni, avevo una gran voglia di vedere l’orologio di fronte a lei, ma la mia educazione me lo impediva. Sapevo, comunque, che stavo dando la netta impressione di una persona a disagio.

“Andrea, hai tatuaggi?”

“Che? Beh, si, ne ho tre qui e due qui” faccio io mostrando le braccia.

“Cosi’ tanti! Wow, non ti avrà fatto male?”

“Dolore no, magari fastidio, ma solo all’inizio, come quando entri in acqua, poi ti abitui…e poi sono piccolini”

“Scommettiamo che indovino che tatuaggi hai?”

“Certo, li indovini, ti credo…”

Che stanchezza quella serata! Prendo coraggio, guardo sfacciatamente l’ora e approfitto del fatto che l’indomani avrei dovuto viaggiare.

“Che tardi! Mamma mia, domattina devo alzarmi prestissimo, devo andare a fare un servizio fotografico fuori città…ok Neus, chiedo il conto”

La ragazza mi fissa a lungo, tra il dispiaciuto e l’imbambolato, poi si scusa e va al bagno.

Io per fare prima, vado verso la cassa senza aspettare il cameriere e pago il conto. Durante il tragitto verso casa, non faccio altro che dire banalita’, quasi per scusarmi per aver troncato cosi di netto la serata e aver creato un’atmosfera poco serena.

Sotto casa, prima di entrare nell’edificio, Neus mi regala un leggero bacio sulla guancia e mi saluta sorridendo, come se nulla fosse accaduto.

Arrivo alla mia suite, mi infilo a letto ed accendo lo stereo. Squilla il telefono.

“Hola italiano, volevo scusarmi per il mio comportamento un po infantile di questa sera…non sono abituata ad avere amici, scusami ancora”

“Ma no, Neus, e’ che domani devo andare fino a Riobamba per fare delle foto per il municipio, davvero”

“Riobamba hai detto? Che bella cittadina, e poi quel vulcano, il Chimborazo, il mio preferito! Vabbe’ ti lascio dormire…e complimenti per il tatuaggio di Orione, ciao!”

Rimango sorpreso per l’ennesima volta. Come sapeva del mio tatuaggio della costellazione? Avevo camicia e canottiera, assolutamente impossibile vederlo in trasparenza. Neus aveva riattaccato, e mi rimetto a pensare a sta ragazza spuntata dal nulla. Come avrà fatto? Beh, brava a riconoscere le stelle, sarebbe stato un argomento di conversazione, almeno non mi sarei annoiato tanto.

La mattina dopo, intorno alle 6, ero gia’ pronto per viaggiare: faccio il pieno di benzina verde e mi dirigo verso Riobamba, 160 chilometri a sud di Quito, tra colline, pascoli e fattorie di campagna in perfetto stile inglese, entrando nel bellissimo Parque Nacional de Cotopaxi, il vulcano attivo più alto del mondo. Due ore di macchina all’andata, due ore al ritorno, e nel mezzo una produzione fotografica per il Municipio, per realizzare un dépliant turistico. Mangio un buon piatto di chugchucara, a base di carne di maiale, ed una buonissima birra fresca.

Attorno alle 16,30 sono a Quito, e ancora con gli scarponi sporchi di fango secco, entro da Giovanni.

“Ue’ Andrea, che racconti?”

“Bene Giovanni, un po stanco per il viaggio, stavo a Riobamba oggi, tu?”

“Bene, tutto come prima”

“Senti Giovanni, se qualcuno ti chiede il mio numero, magari per lavoro, ottimo, grazie, il cellulare daglielo pure, ma quello di casa no, lo sai che e’ sacro, certo?”

“E certo André, mica glielo do’…solo a mia figlia per quella ricerca scolastica, ricordi?”

“Certo, a tua figlia va bene, ma a Neus? Perché gliel’hai dato? E poi scusa, mi dici che sta ragazza e’ strana, e le dai il mio numero di casa?”

“Ma che dici Andrea, io mica glielo ho dato!”

“No? Ieri mi ha chiamato due volte!”

“Ti sbagli Andrea”

“Allora Neus ha chiamato a casa tua, ha risposto tua figlia e gli ha dato il mio numero?”

“Ma no, il mio numero di casa e’ sacro come il tuo!”

“Allora secondo te, come ha fatto Neus a…”

“Hola Andrea! Ciao Giovanni…che fate? Litigate in italiano?”

Neus appare improvvisamente nel negozio, con il suo solito sorriso smagliante. La vediamo scivolare tra gli scaffali del negozio, e noi…imbarazzatissimi.

“Giovanni, non hai quelle bottiglie di acqua minerale naturale che prendo sempre?”

Giovanni fa segno di no alzando il mento in perfetto stile calabrese, mentre io esco dal locale andandomi a sedere sulla panchina di pietra fuori dalla porta, scuotendo i jeans dalla polvere del viaggio. Dopo un po’, Neus mi raggiunge.

“Ciao ancora! Com’è stato il viaggio? Stancante? Hai visto il Chimborazo?”

“Si, bello davvero il vulcano, grande, maestoso…adesso vado a farmi una bella doccia, ne ho bisogno, guarda come sono combinato!”

Neus mi guarda ancora in modo fisso, senza battere ciglio, per quasi un minuto. Ha la stessa espressione di una bambina di cinque anni a cui stai spiegando la regola del fuorigioco passivo.

“Andrea, ascolta…”

Mi alzo spazientito, ma la ragazza mi prende una mano e la porta dietro il suo orecchio destro.

Questa e’ davvero matta!

“Non senti niente? Non senti che ho qualcosa qui, sotto la pelle?”

“Ehm, no…ah si, deve essere una cisti, una ghiandola”

La mia voce denota nervosismo e stanchezza, ritraggo la mano e cerco le chiavi della macchina in una delle decine di tasche del giubbino da fotografo. Ma dove cavolo stanno…

“Cerchi le chiavi, André, le avevi lasciate sul bancone!” Giovanni esce e me le porge.

“Grazie! Allora ciao Neus, metto la macchina in garage e me ne vado a dormire”

Vado verso la macchina con passo spedito, entro, accendo, e vedo Neus che bussa sul finestrino, guardandomi con i suoi enormi occhi celesti.

Abbasso il vetro cercando di mantenere tutta la calma possibile, la mano sulla prima marcia già inserita, la freccia direzionale accesa.

“Andrea, vorrei farti una domanda”

“…Dimmi Neus…” sospirando.

“Perché hai scelto la costellazione di Orione come soggetto del tatuaggio?”

“Perché era una costellazione sacra per gli egiziani, sono molto appassionato di archeoastronomia, di new-age, adoro le piramidi, i misteri delle civiltà evolute prima della nostra, mi e’ parsa notevole la scoperta del parallelo scoperto da Robert Bauval tra le piramidi di Giza e le stelle della cintura di Orione, non so se capisci quello che ti dico…”

Ovviamente ero sicuro che a quel punto Neus avrebbe rifatto la faccia imbambolata ed io avrei approfittato della marcia gia inserita per sgommare finalmente via da quella situazione stancante.

Stavo per alzare il finestrino quando Neus decide di darmi una delle sorprese più grandi della mia vita.

“Andrea, il parallelismo tra Orione e le tre piramidi di Giza non e’ una novità, visto che c’è’ sempre stata e la si conosce anche da prima di Bauval. Non vedo quindi nulla di rivoluzionario nelle scoperte di Bauval, Hancock, Scoch e West. Quello che invece si dovrebbe finalmente capire e’ la funzionalità della piramide di Ufuk.”

Spengo il motore.

“Di chi? Che? Ufuk?”

“Come in cielo cosi in terra, no?” Neus fa il giro della macchina e mi fa cenno di volere entrare. Sono nuovamente sorpreso, senza parole. La faccia imbambolata devo averla avuta io, in quel momento. Muovo la borsa fotografica e faccio entrare la ragazza.

“Andrea, accompagnami a prendere un caffè, vorrei parlare con te”

“Si, parlare di cosa?”

“Di dove sei tu”

Le coincidenze non esistono

In macchina, nel tragitto verso un qualsiasi bar della piazza Foch, semi deserto per via di quell’ora pomeridiana, non avevo detto nulla. Mi tremavano le gambe, un po’ anche per la stanchezza del viaggio mattutino.

Ogni volta che, per un incrocio, dovevo girare il mio sguardo verso destra, con la coda dell’occhio vedevo Neus che mi fissava attentamente, sentendomi come se fossi sotto esame. Parcheggio la macchina mezza storta, mezza uscita, non mi interessava, non ce la facevo più a guidare e m’era venuto anche un crampo a un piede. Il bar ci mostra diversi tavoli vuoti, lascio che sia Neus a sceglierne uno e ci sediamo. Mi sembra di tornare al periodo degli esami, in quel momento che va dalla chiamata del professore al sedersi sul banco, quei momenti in cui non pensi a nulla, e a tutto nello stesso tempo.

“Andrea, parlami di te…” esordisce la ragazza chiamando un cameriere con un cenno.

“Beh, Neus, un po’ mi conosci…ho 34 anni (era il 2002, n.d.a.), sono romano, sto a Quito dal 97 e cerco di andare avanti facendo fotografie pubblicitarie. Non e’ facile, ma riesco a rimanere a galla, per ora. Che altro vuoi sapere…”

Neus si blocca, letteralmente. Sembra una statua di cera. Fissa la finestra che da verso la strada e non muove un muscolo per almeno un minuto. Rimango ancora una volta esterrefatto dal suo comportamento, volto lo sguardo a destra e a sinistra, vorrei toccarle la mano, non so che fare, sembra in trance.

Arriva il cameriere e come se nulla fosse accaduto, lei si “sveglia” dal suo stato catatonico, mi sorride e ordina un tè verde, anche per me.

“Andrea, cosa pensi della vita che stai vivendo attualmente? Sei felice? Ti stai realizzando? Hai sogni o progetti?’”

“La mia vita? Normalissima fino al 1997, quando decisi di venire fino a qui. Ringrazio il destino, perché ho appreso una cultura diversa, una lingua, ho vissuto molte esperienze lavorative che sicuramente non avrei vissuto rimanendo a Roma. Una coincidenza fortunata aver conosciuto una ragazza a Via Giulia, che mi parlo cosi bene dell’Ecuador che…eccomi qua!”

“Il fatto che il tuo attuale lavoro non ti da sicurezza del futuro, ti crea problemi per programmare la tua vita sentimentale? No hai una ragazza fissa, credo!”

“Come lo sai?”

“Beh, una ragazza latina non ti permetterebbe mai di uscire con un’amica, come stiamo facendo adesso!” afferma Neus producendo la sua tipica fragorosa risata.

“No, no, nessuna ragazza fissa…per ora non ci penso proprio…”

“Mi parlavi del destino, che ne pensi?”

“Il destino e’ qualcosa che crei tu, non e’ pianificato”

“Invece ti sbagli, tu puoi cambiare certi aspetti della tua esistenza, ma il destino e’ deciso anche prima di venire al mondo…quella ragazza che hai conosciuto a Roma, e che grazie alla sua perseveranza ti ha convinto a venire fino a qui anni fa, credi che l’hai incontrata per caso?”

“No?”

“No! Altrimenti non stavi qui annoiandoti con me!” grida sorridendo come una matta.

“Non mi sto annoiando, Neus, ma e’ stata una giornata moooolto lunga!”

“Che pensi della morte? Che idea te ne sei fatta? Moriamo e finisce tutto?”

Neus incalzava con le domande, fissandomi intensamente. Ed eccomi ancora con lei, seduto su di un tavolo, senza capire che stessi facendo realmente. Non avevo deciso di non vederla più?

Sembrava un esame universitario…

“La morte penso sia un passaggio da questa ad un’altra dimensione…non credo che la nostra energia venga annullata totalmente…”

“In un certo senso si, esiste la conservazione dell’energia…e le stelle? Mi parlavi di Orione, sei patito di astronomia?”

“Si, sono appassionato di culture antiche, soprattutto quelle misteriose, considerate forse erroneamente le autrici di grandi costruzioni, come Puma Punku, le stesse Piramidi…credo che cio che ha scoperto il nuovo filone della new-age, i libri di Hancock, hai letto Impronte degli Dei? Credo che Hancock ha fatto davvero centro con le sue teorie…giusto poco tempo fa ho conosciuto una signora fantastica che…”

Neus si alza e senza dirmi nulla, cambia sedia per sedersi vicino a me. Mi riprende la mano e me la riporta dietro al suo orecchio destro.

“Andrea non senti niente qui? Non senti che c’è qualcosa?”

“Si Neus, te l’ho detto, deve essere una cisti, un grumo di grasso, non e’ grave, come viene se ne va….se invece e’ una ghiandola, devi bere molto yogurt” sbuffo spazientito.

“Bere che?”

“Yogurt, yogurt! Quella crema acida che si fa dal latte!” ero di nuovo spazientito. Ero stanco per il viaggio, sudato, sporco di terra, non vedevo l’ora di farmi una doccia e invece stavo parlando di new-age con una matta in un bar deserto e un cameriere che aveva capito che le mancava una rotella.

Ma quale piramide di Ufukuk o come si chiamava, mi stava prendendo in giro!

Mi alzo, pago il conto, esco dal bar e mi accorgo di avere un bell’adesivo sul vetro della macchina, una bella multa per aver parcheggiato male. Bel modo di finire la giornata! Torniamo verso l’edificio, passo pure un rosso, ho finito la pazienza. Saluto Neus senza guardarla, chiudo la porta della suite dietro di me e prego affinché’ non mi chiami più.

Ma tutte a me le pazze?

Incontro a tre in libreria

Non ci fu nessun’altra telefonata, ne’ un altro incontro presso l’alimentari sotto casa di Giovanni. Erano passati quasi due mesi da quella “fuga” da Neus, da quel giorno in cui avevo davvero perso la pazienza. Forse la ragazza aveva capito che non era di mio interesse.

Le giornate passavano veloci, il periodo natalizio mi regalava molte opportunità lavorative, tra pubblicità di piatti di stagione e produzione di calendari per l’anno nuovo che si avvicinava. Un pomeriggio, mentre ero intento ad azzannare un hot-dog, di quelli che ti stroncano il fegato, decido di entrare in una libreria.

Non so come, ne’ perché, ma sento un impulso irrefrenabile di comprami un libro. Uno qualunque. Era piu forte di me. Entro, saluto la cassiera e scivolo tra gli scaffali.

Che stavo facendo li’ ? Non stavo osservando nessun libro in particolare, solo camminavo tra le sezioni sospirando come un adolescente innamorato. Comincio a preoccuparmi del mio stato psicofisico, sarà lo stress del tanto lavoro che mi spinge a nascondermi tra quei libri? Sara il desiderio di trovare un po’ di tranquillità, lontano dal baccano assordante della strada?

La risposta me la danno gli enormi occhi celesti di Neus, di fronte a me, alla fine del corridoio. Ha un’espressione “celestiale”, mai vista prima.

Quest’incontro non previsto, forse neanche desiderato, in un’anonima libreria del centro, mi coglie ancora una volta di sorpresa. Avevo pensato molte volte a come avrei reagito nel rivederla un giorno, ma mai avrei immaginato di sentirmi cosi’ rilassato e sereno. Mi avvicino per salutarla, ma lei mi frena.

“Benvenuto Andrea, ti stavamo aspettando”

Dietro di lei, riconosco Diva Gomez, la signora di San Juan conosciuta pochi mesi prima, (vedi articolo sul blog chiamato “L’inizio”) colei che mi aveva lasciato esterrefatto con le sue conoscenze. La saluto amabilmente, pensando a quell’incontro come a una stranissima coincidenza. Diva e Neus si conoscevano! Ci sediamo su un grande tavolo di lettura ed aspetto che accada qualcosa. Perché ero sicuro che sarebbe accaduto qualcosa.

“Andrea, stavamo parlando di te e del tuo costante sviluppo emozionale e spirituale in questi tuoi ultimi anni – esordisce la signora Diva con il più bel sorriso del mondo – e la tua maturità su certi temi e’ adatta a ricevere informazioni senza il rischio di passare per ciarlatana. So che scrivi per una rivista italiana che si occupa di ufologia (Notiziario UFO, dal 2000 al 2005 n.d.a.) e sviluppa temi e studia fenomeni che vanno aldilà dell’immaginario umano. Per quanto riguarda Neus, rimarrà ancora poco tempo a Quito e poi si sposterà in un altra città sudamericana per continuare la sua missione.”

Rimanevo in silenzio. Stavo cominciando a considerare Neus sotto un’altra ottica: conosceva il mio telefono di casa, sapeva i temi dei miei tatuaggi, sapeva di archeologia e astronomia almeno quanto me. E Diva? Come sapeva che scrivevo per una rivista ufologica italiana? Erano spie? Agenti segreti? Lavoravano per l’ FBI ? Per un governo fantasma? O forse per il Ministero degli Esteri, indagando sul mio status traballante di straniero senza visto?

Non avevo capito niente.

“Andrea -continua Diva- confido che tutto ciò che ti dirò lo terrai per te e, nei prossimi anni, ne farai parola solamente con le persone che riterrai più idonee a saperlo, perché saranno le persone che meriteranno avere in mano scintille di conoscenza. So che la tua mente e’ aperta e critica, e la tua etica e’ sopra la media. L’avvicinamento di Neus verso di te e’ stato considerato strano, sospettoso e anche fastidioso, lo sapevamo ma e’ il prezzo da pagare quando si ha un incontro tra due realtà totalmente differenti come la terrestre e la non terrestre. Ma avevamo bisogno di un contatto come quello che hai vissuto tu, per avere un’analisi e una diagnosi definitiva.”

Osservo Neus e mi viene in mente la scena dei pistacchi, o la non conoscenza dello yogurt, aspetti che avevo tradotto in stravaganze ma che ora assumevano un altro significato. Stai a vedere che…

“Vorremmo tanto aiutarti nella ricerca della verità che stai portando avanti attraverso i tuoi studi e i tuoi interessi -esordisce Neus, mai cosi’ seria- anche se devi capire che ci sono argomenti in cui non potrò essere troppo per via di una legge che vieta la interferenza nello sviluppo di una civiltà meno progredita della mia, ma in certi casi potrò fare una eccezione. Il resto delle informazioni necessarie, te le darà Diva, che ha doni psichici superiori a qualunque essere umano”

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Le Pleiadi in un famoso Crop

Civiltà meno progredita….doni psichici…incontro tra terrestre e non terrestre…ero ancora molto confuso, anche se cominciavo ad intuire qualcosa, stavo comprendendo che Neus era una persona molto piu intelligente di quello che avevo pensato. Diva l’avevo già conosciuta, conversando di molti argomenti ufologici e non, poche settimane prima dell’avvento di Neus, con tutta la sua energia e stravaganze. Cominciavo a credere alla teoria, ben solida, di presenze anonime di rappresentanti di razze extraterrestri nella nostra società, approfittando della somiglianza fisica con noi. Pensavo a Carlos Diaz, ad esempio, e il suo contatto con alieni identici a noi comodamente seduti in un bar a chiacchierare del più e el meno. Pensavo a venditori di frutta in un mercato cileno, appartenenti a Friendship. O alla guida Ariel conversando con radioamatori direttamente da una nave spaziale …Ma stentavo a credere che Neus appartenesse ad una razza differente alla nostra. Non potevo crederlo! E perché stava succedendo a me?

“Perché ti fai tante domande, Andrea? -riprende Diva- Si, proprio tu, e con te moltissimi altri sulla Terra, in un processo di apprendimento che ti servirà, vi servirà per essere in un futuro non troppo lontano, i mediatori tra l’essere umano e le razze extraterrestri che si presenteranno questa volta in forma palese. Ricorda, le navi che volano sui nostri cieli, si fanno vedere a proposito, perché’, se lo volessero, potrebbero continuare ad agire indisturbati totalmente invisibili. Stanno proseguendo, in poche parole, nel processo deciso centinaia di anni fa, quello di abituare poco a poco la “mente” dell’essere umano ad accettare presenze non terrestri sul pianeta Terra.

In un secondo momento, anche tu avrai il privilegio di un contatto diretto, dipendendo dalla tua disciplina, costanza e fede.

“Che devo fare allora?” domando alla signora, senza pensare.

“Devi rimanere come sei, devi mantenere la tua curiosità allo stesso livello della tua fede. Neus non appartiene a questo mondo,viene da lontano…e da vicino, per loro viaggiare fino a qui è questione di minuti…io Diva Gomez, sono in contatto telepatico con i 24 Maestri Ascesi, con le Guide extraterrestri delle Confederazioni, ho doni telepatici, di chiaroveggenza, dermo-ottica e posso conversare con gli spiriti, cosi’ come faccio con te, semplicemente, senza troppi artifici. Posso vedere il tuo passato, il presente e darti accenni del tuo futuro, posso vedere la tua aurea, vedere all’interno del tuo corpo se hai malattie, e darti consigli. Le Guide le vedo sempre, in qualunque momento, anche quando non converso con loro, le vedo passeggiare dentro le loro navi. In definitiva, sono un essere umano come te, ma sono arrivata alla mia ultima vita, all’ultimo livello della reincarnazione, prima di tornare definitivamente a Casa. Sono un’intelligenza angelica, posso sapere qualunque cosa, su qualunque persona, se necessario, al fine di aiutarla.”

Prendo un po’ di coraggio.

“Scusate, come posso essere sicuro che ciò che mi dite e’ vero? Va bene avere fede, ma non sarebbe male avere dei riscontri tangibili…”

“Andrea -risponde Neus- aspettavo questa domanda, domani vedrai scendere una nostra nave nel cratere del vulcano Pichincha. La vedremo assieme, dalla finestra del mio ufficio, alle sette di sera”

“Si certo, una nave di Star Trek…”

Ero terribilmente odioso, ma era il riflesso del mio stato d’animo. 34 anni osservando le stelle del cielo, sognando vedere navi spaziali, discese di alieni, mia madre che mi regalava libri sul triangolo delle Bermuda…ma ora, se ciò che avevo ascoltato nella libreria era vero, stavo conversando con una extraterrestre, una rappresentante di un altro mondo, in carne ed ossa di fronte a me.

Neus, una persona che due mesi prima avrei tranquillamente evitato anche salutare, ora mi stava forse dando la possibilità di arrivare alla conoscenza. Mi ero sbagliato così tanto, con lei?

La osservo attentamente, sotto una luce differente: pelle chiarissima, occhi immensi e celesti, capelli biondi appena ondulati, altezza sopra la media, intorno al 1.75, mani curate, con dita lunghe e sottili, insomma perfettamente umana…o no?

“Ci sono tante domande che ti fai ogni giorno, lo so Andrea -continua Diva- sulla vita, la morte, le ingiustizie, il significato di avvenimenti e sincronismi, passi molto tempo ad utilizzare il tuo magnifico cervello quando alzi lo sguardo al cielo stellato di Quito, sulla terrazza -Neus scoppia in una risata- anche all’equatore le notti sono fredde! -commenta la ragazza.

“Andrea, come possiamo aiutarti? Cosa vuoi sapere?”

Ero sempre confuso, ma decido di fare a Diva una domanda che non avrebbe potuto sapere, si sarebbe sbagliata e avrei considerato quella lunga conversazione nella libreria, come un semplice e innocuo scherzo.

Doveva essere una domanda su un argomento cosi’ intimo che non sarebbe stato possibile rispondere…

“Va bene signora Diva, mi faccia pensare…”

Pensavo ad una domanda, a un argomento definitivo, ma mi venivano in mente solo banalità, come quello che avevo mangiato il giorno prima, o il mio ultimo sogno…che incarico aveva avuto mio padre presso la società Autostrade…no no, poteva saperlo, se era un agente segreto…ah ecco, forse ci siamo, qual’è il mio libro favorito, come poteva sapere di Papillon di Henri Charriere? Ah no, Neus poteva aver visto il mio tatuaggio in trasparenza, uffa che le chiedo…

“Andrea, non posso darti la risposta alla tua domanda, se non la pensi. Ricorda, sono telepatica…non so che lavoro faceva tuo padre perché non l’hai pensato, hai solo pensato visivamente a due grandi edifici, devono essere gli uffici a Roma…la tua cena, un orrendo panino con carne fritta, Papillon il tuo libro favorito e Henri-906 un tatuaggio sul braccio in suo onore, 906 rappresenta la sua data di nascita immagino, potevi mettere la data per intero, no? 1906” risponde Diva sorridendo.

Mi aveva letto il pensiero! Non avevo piu parole. Mi misi a ridere e a piangere, allo stesso tempo, di fronte a loro. Non mi vergognavo, ero totalmente vulnerabile, avevo perso. Intravvedevo tra le lacrime i loro sorrisi, gli occhioni di Neus…Che momento incredibile, a distanza di 14 anni ancora lo ricordo con il cuore in gola.

Avevo bisogno di un fazzoletto per le lacrime, ma che importava, usavo la manica della camicia…ciò che importava era il senso di serenità che emanavano le due persone di fronte a me, in una conversazione surreale ma finalmente concreta.

“E adesso che succede?”

“Adesso Andrea -risponde Diva- vorrei darti qualche risposta alle tue domande, quelle che ti fai da sempre…prepara 3 domande, su argomenti qualsiasi, qualunque cosa, ma non adesso, pensaci oggi e domani ci vediamo e le Guide ti risponderanno. Domani, nell’ufficio di Neus, e poi vedremo la nave scendere dentro il cratere del Pichincha, va bene? Ci verrai?”

“Ovvio!”

Saluto Neus e Diva, raggiante, dò un bacio sulle guance, quanti pensieri anche in quei momenti, del tipo: posso dare un bacio a Neus? Ma certo, glielo ho sempre dati, che problema c’e’? Esco dalla libreria, e finalmente capisco che ero entrato a fare lì dentro: ero stato chiamato da “loro”.

Mi mescolo nel caotico traffico della capitale, a passo svelto, ero eccitato, emozionato, e mi sentivo davvero un privilegiato.

Alle 11 di sera ero ancora sveglio, in pigiama, sdraiato sul tappeto del salone, con un foglio pieno di domande, scritte e cancellate. Perché solo tre domande, mannaggia…potevano essere cinque, dieci? Allora, ricominciamo…che domande fare…Neus mi aveva parlato di una piramide, di Ufuk, era per caso la grande piramide? O era un altra piramide ancora da scoprire? Era una sola domanda o avevo gia finito le cartucce? No no, era una sola domanda, punto e basta…quindi, le piramidi di Giza con quella di Ufuk…ah, la morte…che succede dopo la morte, ottima domanda..e poi…il mostro di Loch Ness esiste? E l’isola di Pasqua, che sono quelle statue enormi? E Tihuanaco? E l’astronauta di Palenque? E lo yeti? Poi mi ricordo dei Maestri Ascesi accennati da Diva…cavolo, non ho neanche una Bibbia…sarà’ tardi per bussare al vicino di casa… prendo coraggio nonostante l’ora e suono il campanello della porta accanto…una signora mi guarda un po’ stralunata, ovvio, sicuro l’ho svegliata, alla fine mi presta la Bibbia e chiude la porta senza aspettare il mio ringraziamento…domani gliela restituisco…

Allora, i Maestri Ascesi stanno nell’Apocalissi di San Giovanni…in spagnolo ovviamente, versetto 4-4 eccoli, seduti su 24 troni, stanno i 24 Anziani vestiti di bianco, i Maestri Ascesi…chiudo la Bibbia, non c’è tempo…allora, le tre domande:

1) E’ esistita Atlantide? Dov’era l’isola? Come si e’ estinta?

2) Le piramidi di Giza, chi le ha costruite e come? E Quando?

3) Che succede dopo la morte?

Soddisfatto, spengo la luce. Poi la riaccendo: l’Universo e’ finito od infinito? E’ possibile viaggiare più rapido della luce? Chi ha ucciso John Kennedy?

Basta, domani decido. Forse.

Rivelazioni senza tempo.

Terzo piano, ascensore lento e rumoroso, ma non mi importa. Sono le 18:20, sono in anticipo, ma l’emozione e’ tanta. Sono davanti la porta dell’ufficio dell’impresa Asedem di Quito, una export-import di medicine omeopatiche e naturali, a due passi dal Parco della Carolina. Suono, e una ragazza mi fa cenno di entrare, chiedendomi con chi ho l’appuntamento: non ci avevo mai fatto caso fino a quel momento, ma non sapevo neanche il cognome di Neus, quindi dissi: “Ho un appuntamento con la dottoressa Neus…”

Vestita come una perfetta manager con tailleur gessato, ancora piu bella ed elegante del solito, Neus mi accoglie con il suo sorriso, questa volta unito ad una certa aria di complicità per quel segreto che ci lega dal giorno precedente. Mi abbraccia con un calore unico, come fossimo vecchi amici. Con lei c’è anche Diva che mi saluta con un sorriso.

Prendiamo un tè verde, quasi in silenzio, con Neus che ogni tanto osserva il vulcano Pichincha, posto proprio di fronte alla nostra visuale. Il cielo e’ nuvoloso, il cratere non si vede per niente, ma lei non sembra preoccupata.

“Gran faticata ieri notte, vero? – mi domanda sorridendo Diva – volevo solo farti arrivare ad una selezione degli argomenti a cui tieni di piu’, ovvero, le domande non dovevano essere per forza tre, ma era per vedere quali sono i tuoi interessi maggiori”

“Sei davvero fissato per l’archeologia, ho notato!” afferma Neus esplodendo nella sua tipica fragorosa risata.

Non mi meraviglio di niente, so che possono sapere tutto ciò che penso, ma non mi da fastidio questo loro privilegio, questa sorta di invasione della mia privacy.

“Ti avviso Andrea – riprende Diva – su certi argomenti potrò essere più o meno specifica, meno dettagli di quello che vorrai sapere, ma in ogni caso saprai…”

“Su cosa -sbuffo- non posso avere dettagli?”

“Siediti…in ogni caso saprai di piu di quello che l’uomo conosce ora…”

Tiro fuori il foglio con le domande, lo apro e sto per cominciare a leggere la prima domanda, quando Diva mi ferma sorridendo.

“Cominciamo con la prima domanda, quella piu semplice, dunque…da decenni state cercando l’isola di Atlantide, dov’era, se c’e’ ancora, ma non avete ancora capito che non era solo un’isola, era una religione, una speranza, un modo di vivere avveniristico. L’isola principale, quello che e’ rimasto delle sue ciclopiche costruzioni, e’ ancora in fondo al mare, posso vedere le mura anche ora, tra le Galapagos, la punta settentrionale, e Rapa Nui, l’estremo meridionale. E’ tutto ciò che e’ ancora visibile, ma presto si scopriranno delle pietre, dei simboli, quelli di Atlan e Tin, da li’ comincerà la vera ricerca. Dalle Galapagos esisteva, esiste ancora visto che viene utilizzato dalle navi delle Confederazioni, un varco dimensionale che fa, diciamo cosi, risparmiare molte ore di viaggio. Esisteva un nesso diretto tra Atlan, Tin e le tue amate piramidi…tu sai quanti sono i pianeti del sistema solare?”

Faccio rapidamente il conto….”Sono nove, mi sembra”

“Allora, Plutone non viene considerato un pianeta ma solo una roccia anonima della fascia di Kuiper, per cui, sono otto. In realtà, i pianeti erano undici: quindicimila anni fa, il passaggio di una cometa dentro il sistema solare ha creato un disequilibrio che ha portato al cambio di orbite e allo scontro tra due pianeti originali, Naoma e Tarasalia, che caddero sulla Terra. Cosi si spiega la fine della civiltà atlantidea.”

“Signora Diva, ho contato dieci pianeti finora, ne manca uno?”

“Si Andrea, esiste un gran bel pianeta che ha una rivoluzione lunghissima, ma anche quando arriverà, non sarà visibile, perché appartiene ad un’altra dimensione. I suoi effetti gravitazionali, purtroppo, si faranno invece sentire. Tempo al tempo!”

“Quante dimensioni esistono, allora?”

“Noi viviamo in un sistema decadimensionale -interviene Neus- ma la realtà e’ ancora piu vasta”

“Ah bene, semplice…ma poi Neus, noi chi? Parli sempre di noi, ma di chi parli veramente?”

“Questo te lo dirò in un altra occasione…per il momento, potrai vedere una delle nostre navi, tra pochissimo” risponde la ragazza osservando il cielo sopra il vulcano, quasi senza nuvole.

“Passiamo alle tue amate piramidi -continua Diva- quello che l’essere umano ha compreso sul mondo egizio negli ultimi anni e’ più di quello che ha imparato negli ultimi cento. Ma il problema e’ che l’uomo si attribuisce sempre opere sconosciute che, nella maggior parte dei casi, non sono indirizzabili a realtà terrestri. Non solo le 3 piramidi di Giza, aggiungerei Pumapunku, Sacsayhuaman, Cuzco, Tihuanaco: costruzioni gia’ presenti che le civilta dell’epoca adottarono ed ampliarono, lasciando il cuore, misterioso, futurista e complicato da costruire, intatto.”

“Signora Diva, i moai dell’isola di Pasqua sono stati costruiti dall’uomo, sono state trovate anche le antiche cave, e le teste scolpite a metà e ancora interrate…”

“Certo, costruite dall’uomo sotto la guida di un esperto architetto celeste! Esiste una zona dell’isola in cui vi sono sette moai in fila: il terzo dalla destra, sotto i suoi piedi, nasconde coordinate per ascendere di una dimensione. Non e’ l’unico luogo dove esistono strumenti per accelerare il processo evolutivo dell’uomo, basta cercarli nei punti giusti…guardare le stelle e ricordarsi del detto “come sopra così sotto”, per essere lanciati verso le stelle a velocità inimmaginabile”

“E’ vero quello che dicono gli astronauti sulla presenza aliena nello spazio?”

“Si e’ vero, non vi e’ una sola missione in cui non vi sia un controllo da parte delle navi delle Confederazioni, controllo che vuol dire non solo sostegno in caso di avarie, ma anche salvaguardia della natura pacifica delle missioni. Le navi si trovano proprio li, tutto il tempo, creando una sorta di cordone di protezione contro l’immissione di elementi nocivi nell’atmosfera terrestre”

“Non capisco, natura pacifica in che senso?”

“L’uomo ha cercato più volte di immettere armi di distruzione massiva nello spazio, ma non ci sono mai riusciti, la Confederazione non lo permetterà mai”

“Che mi può dire della Nasa, di Marte?”

“Lo stesso che ti ho detto per il pianeta fantasma, quello che tornerà ma senza essere visto…su Marte, sulla Luna, gli elementi artificiali non terrestri sono troppo evidenti, oramai, per essere nascosti. Sulla Luna, un satellite che non appartiene alla Terra, esistono 3-4 civiltà extraterrestri che si alternano in perfetta armonia, e utilizzano il sottosuolo come fonte di estrazione di minerali. Lo fanno da migliaia di anni, e continueranno a farlo, senza creare il benché minimo problema alla struttura generale del satellite. La missione sulla Luna si traduce così: siamo andati, ma siamo stati meno tempo di quello che avevamo programmato, per cui la maggior parte delle foto sono state ricostruite. Ma questo già si conosce, non ti sto dicendo nulla di nuovo”

“Sulle piramidi di Giza, che puo dirmi?”

“Le tre piramidi di Giza riflettono sulla pianura, ora desertica, la costellazione di Orione. Ma sono solo cio’ che rimane dello splendore di una civilta antica che viene da molto lontano, a 882.000.000.000  anni luce da qui, pianeta chiamato Soxion, galassia conosciuta come Silion”

“Quanto? Miliardi di anni luce?”

“Si, e’ lontana, più dell’immaginario umano, ma ricorda, i viaggi interstellari dipendono dalle dimensioni e non dalla distanza…Andrea, esistono multipli universi, non solo quello che si vede dalla nostra Terra…multipli universi che si allontanano e si ricongiungono, cosi’ come il Big Bang e’ solo uno dei tanti momenti del nostro universo, esplosione ed implosione, per sempre e da sempre. Per cui non farti impaurire dalla distanza di Soxion rispetto a noi, e’ una distanza assolutamente normale, anche se difficile da digerire. E’ in uno di questi universi paralleli che appunto vi e’ la vera grande piramide, fatta di cristalli, maestosa, unica, in diretto collegamento con quella che e’ rimasta da noi, attraverso i vertici. Lo scopo della piramide terrestre, chiamata originalmente di Ufuk dal nome del responsabile della costruzione, era quello di avvolgere l’intero pianeta con una barriera energetica dai raggi gamma.”

“Posso sapere come sono state costruite le piramidi?”

“Tecnicamente in maniera semplice, conoscendo la tecnologia per creare l’innalzamento delle pietre, che sono relativamente piccole paragonate ad altre costruzioni ciclopiche: il suono. Sono state realizzate come dei prefabbricati, un pò qui e un pò a Soxion: tecnici specializzati coadiuvati da Ufuk hanno realizzato la buccia esterna, che era energia pura, mentre la parte interna e’ stata costruita qui. La parte esterna, realizzata con un materiale simile all’alluminio, rivestiva totalmente la grande piramide. Ripeto, lo scopo principale della piramide era quello di ricevere da Soxion e amplificare energia e lavorare come un ombrello; l’energia, non ancora conosciuta qui sulla Terra, si incaricava di creare uno strato protettivo che difendesse l’intero pianeta dai raggi gamma, frutto di esplosioni stellari. Hai notato che la piramide di Ufuk e’ situata nel luogo centrale del pianeta?

“Si, l’ho letto nel libro di Graham Hancock”

“Esatto…hai sentito nominare il raggio Masser? Un giorno verrà scoperto anche sulla Terra e le mie parole avranno ancora più senso”

“I raggi gamma sono pericolosi?”

“Certo…sono raggi che si creano quando una stella collassa in un buco nero, hanno una potenza indicibile, e visto che le civilta’ anteriori alla terrestre sono state più volte annientate da tali portenti, si decise di costruire l’ombrello protettivo che gli egittologi definiscono tombe di faraoni”

Neus sorridendo all’ultima frase di Diva, indica il cielo toccando il vetro della finestra.

“Tra poco viene la nave”

“Nota Andrea che in ogni singolo pianeta con civiltà evoluta ha una macchina catalizzatrice di energia per protezione, con forma differente. Qui sulla Terra, a forma di piramide.”

“E la Sfinge?”

“La Sfinge e’ una sorta di piramide, con una differente forma -dice sorridendo la signora- perché anch’essa nasconde segreti ancora gelosamente custoditi. Si pensa bene quando si afferma che la Sfinge originariamente era un leone, ma non ha molto a che fare con l’omonima costellazione, visto che la data della costruzione della piramide non e’ direttamente imparentata con il leone stellare, bensì il leone e’ uno dei simboli di una civiltà immensamente antica del tutto sconosciuta agli uomini.”

“Il viso chi rappresenta?”

“Gli egiziani hanno ricreato, smussando la testa, una divinità generica femminile”

“Cioè quello che si vede ora e’ il volto di una donna?”

“Si, una divinità femminile”

“E dentro la piramide, cosa si può sapere? Mi riferisco alla porticina trovata da un robot….sa a cosa mi riferisco?”

“Certo…dietro quella porta, c’e’ un’altra porta, e poi un’altra…fino a trovare, dopo una curva e una camminata, tre chiavi d’oro, poi una grande stanza, con dei grandi affreschi, affreschi recenti se paragonati all’eta della piramide, rappresentando Giuseppe, figlio di Giacobbe. Certo, chi afferma che la piramide ha 4500 anni, avra’ un’arma in piu per la teoria di una costruzione recente…”

“E dentro il sarcofago, che c’era?”

“Quale sarcofago?”

“Quello di granito, dentro la camera del re, insomma, dentro quella stanza”

“Ah bene! Chiamiamolo sarcofago allora…beh, e’ proprio da lì che la macchina multifunzionale chiamata piramide permetteva l’ascensione verso la dimensione di Soxion…hai capito che volevano dire gli egizi, così sopra così sotto: Ufuk, alto rappresentante del pianeta incaricato della salvaguardia della Terra, divenne Kufu…Andrea, sono quasi le 7.00, preparati a vedere una cosa e capirne un’altra…”

“La nave sta arrivando -Neus si alza in piedi- prepariamoci”

Neus mi prende per mano e mi conduce nella sala grande dell’ufficio, con una finestra che occupava praticamente tutta la parete, permettendo una visuale fantastica del vulcano. E’ la prima volta che ho un contatto fisico con lei diverso da un bacio sulla guancia o una pacca sulle spalle (tipico suo): sento che la pelle ha qualcosa di diverso, nei polpastrelli.

“Si, e’ vero, le mie dita hanno molti terminali nervosi, piu’ dei tuoi, e piu sensibili, per questo faccio fatica a scrivere…e anche il semplice chiamare l’ascensore e’ difficile!”

“E come fai?”

“Uso queste -indica le nocchie- o anche il naso!” sorride la ragazza.

“Ecco Andrea, vedi quella luce lassù ?” mi chiede puntando una luce forte, piu grande delle altre stelle.

“Quella deve essere Venere, se non mi sbaglio…e’ Venere?”

“Esatto, ma non ci trovi nulla di strano?”

Osservo la luce, che si fa più intensa man mano che continua la sua parabola discendente. Niente di strano, sembra proprio Venere.

“No, non ci trovo nulla di strano, sono sicuro che sia Venere…dove sta la nave spaziale?”

“E’ dietro Venere”

“Dietro??”

”Rispetto al campo visivo della città e del vulcano, si. Venere continuerà la sua discesa mentre la nave rimarrà fissa nel cielo sostituendola, dopodiché espellerà due perlustratori senza personale a bordo, che si dirigeranno velocemente verso sud, verso il vulcano Cotopaxi, per controlli di routine”

“Ecco, posso sapere la relazione tra vulcani e UFO? Ogni volta che un vulcano eruzione, si vedono sempre luci, di cosa si tratta?”

“Ci sono relazioni dirette: ad esempio, la produzione di proteine commestibili attraverso una sintesi con il carbonio dei fumi, oppure utilizzo dei varchi dimensionali che i vulcani creano, per “ricaricare” le batterie: le navi entrano da voi, si caricano, escono per continuare il viaggio.

E poi il controllo e la protezione dall’attività tellurica, nei limiti del possibile, inserendo filtri che rendono meno devastanti le esplosioni. Noi dobbiamo rispettare un programma di monitoraggio dei vulcani più attivi o a rischio eruzione sulla Terra, per frenare il loro atteggiamento aggressivo. Senza un intervento diretto, il vostro vulcano (nel maggio del 2000 il vulcano Pichincha eruttò solo polvere, nonostante tutti gli indizi portassero ad una esplosione ben più drammatica n.d.a.) avrebbe creato molti problemi alla popolazione di Quito. Ed ora siamo preoccupati per il Cotopaxi. Guarda Andrea, guarda la separazione”

La luce di Venere, che si era fatta intensissima proprio sopra l’orizzonte visivo del cratere, cominciava a scomparire dietro l’ombra della montagna, sostituita da un’altra luce, molto simile ma più ellissoide, tutto ciò mentre la gente giù per strada chiacchierava, mangiava, attraversava la strada, come se non stesse accadendo nulla! L’oggetto, prima di scendere dentro il cratere, rilascia due piccoli oggetti pulsanti che schizzano verso sud ad una velocità folle, esattamente come preannunciato da Neus.

“Che ne dici, Andrea?”

“Dico che queste cose succedono spessissimo ma nessuno se ne accorge. Mi sono divertito a vedere l’uscita delle due navi robot e allo stesso tempo più giù in strada, vedere una signora litigare con un conducente che non si stava fermando alle strisce!”

“Nessuno non direi, qualcuno se ne accorge…se volessimo che nessuno se ne accorga, useremmo la nostra tecnologia che permette la totale invisibilità, ma e’ parte del processo che prevede una graduale presenza nei vostri cieli.”

“Scusatemi, ma avrei così tante domande da fare che avrei bisogno di un block notes, altrimenti mi dimentico le risposte!”

“Andrea, non ti scusare -interviene Diva- e’ normale avere tanto entusiasmo. Andiamo a mangiare qualcosa di leggero, poi accompagnano Neus a casa, la sua missione sta per finire. Non prepararti nessuna domanda, so già quello che vuoi sapere.”

I quesiti essenziali della vita

Era incredibile la sensazione di privilegio che sentivo quella sera, conversando di tanti temi scomodi con una signora di mezza età, mentre dagli altri tavoli ascoltavo le imprecazioni per un rigore non dato, per una multa improvvisa o il programma televisivo della sera anteriore.

Se quanto detto da lei era vero, stavo conversando con un essere umano giunto alla purezza quasi estrema, alla sua ultima vita, una sorta di angelo in missione. Tutto ciò mi dava un senso di “potere”, pensando al legame di segretezza che ci univa e, allo stesso tempo, a quanto l’essere umano si dibatteva in amenità senza senso, dimenticando l’essenza della vita stessa.

Forse potevo davvero sapere chi ero, da dove venivo e dove sarei andato.

“Andrea, avevo volutamente lasciato l’ultima domanda del tuo foglietto, cosa succede dopo la morte fisica, perché non sei ancora pronto, nel senso che potrei condizionarti con le mie risposte”

“Perché non sono pronto? Cosa mi manca?”

“Ti manca la spiritualità, sei ancora legato al materialismo. Devi esseri più sincero con te stesso, essere più umile, vivere con ciò che è realmente necessario. Ad esempio, perché desiderare un’automobile più bella e grande di quella che hai? Posso leggere i tuoi pensieri, non ti dimenticare! Non va bene quella che hai? Togliti questi pensieri materiali, e piuttosto che girare in macchina a zonzo e buttare soldi per la benzina, comincia a camminare scalzo su di un prato…non c’è’ cosa migliore per parlare con la Divinità, credimi!”

“Va bene, lo farò…posso sapere cosa succede dopo la morte?”

“Diciamo che la morte non deve essere considerata come la fine dell’esistenza ma semplicemente un esame alla fine di un corso di studi. Al lasciare questo corso chiamato vita, riceverai una poderosa delucidazione di tutto ciò che hai fatto e vissuto, i successi ed i fracassi, gli errori e le grandi piccole cose di ogni giorno”

“Certo, avevo letto della visione che assistiamo, di tutta la tua vita a velocità folle, mi sembra nei libri di Raymond Moody sulla vita dopo la morte, giusto? Con un angelo che ti fa vedere scene in cui ci sei tu stesso”

“Un angelo no, nessuno fa vedere. E’ il tuo terzo occhio, finalmente libero da schermi, che produce non tutti ma i principali momenti della tua esistenza, moltissimi dei quali dimenticati dal tempo, in cui hai compiuto gli atti che hanno caratterizzato la tua vita: ti sentirai come in un cinema, un cinema vuoto e con luce bassa, e di fronte un grande schermo in cui le immagini si sovrappongono, ruotano, cambiano di punti di vista. Vedrai, tanto per fare qualche esempio, il momento in cui da bambino strappasti la caramella dalle mani di tu sorella, e sentirai ciò che la tua sorellina sentì, la frustrazione ed il dolore. O il momento in cui hai regalato la tua merenda a chi aveva più bisogno di te, privandotene. Ti faranno sentire quel momento di gioa che creasti. E così via. Dai successi, imparerai a fare altre opere buone nella tua prossima vita, e dagli errori, facendoti sentire sulla tua pelle ciò che hai causato, imparerai a non farne più. E’ un discorso molto lungo, legato alle trattative che farai con il tuo spirito guida prima di tornare qui, a vivere un’ennesima vita”

“Quante vite dobbiamo vivere?”

“Dipende da come vivi ognuna di loro…se scegli di vivere una vita comoda, senza problemi e sofferenze, senza aiutare il prossimo nonostante ne abbia le possibilità derivanti dalla tua vita agiata, al tornare a Casa rimarrai nello stesso identico livello vibrazionale che avevi lasciato, sprecando una vita intera. Se scegli di rispettare un programma che prevede sofferenze, perdite e privazioni, e riuscirai ad avere il buon cuore di essere altruista ed aiutare chi si trova in difficoltà, tornerai a Casa e ti posizionerai in un livello più alto.”

“Quindi possiamo diminuire il tempo necessario per arrivare all’ultima vita, alla purificazione estrema, se durante queste trattative con lo spirito guida, decidiamo di affrontare sfide più complicate?”

“Si, ma dovrai considerare, con la guida, anche il tuo karma, ovvero errori pesanti che hai fatto nella tua ultima vita, e questo karma prima o poi dovrai affrontarlo”

“Allora, se stiamo qui per vivere ed imparare, qual’è il senso della morte di un bambino di 2 anni? Cosa impara in così poco tempo?”

“La vera vita, come detto, non è qui: qui è un semplice corso di apprendimento. Il famoso “riposa in pace” che si dice al defunto, è un errore paradossale, perché nell’aldilà si lavora e si studia tanto! Altro che riposare…un bambino decide di vivere solo 2 anni qui, e tornare a Casa, con uno scopo: far crescere la spiritualità dei genitori, che hanno deciso, nella consueta fase di trattativa con la guida, di cercare di superare momenti difficili, sfide personali da vincere, in questo caso attraverso l’indicibile sofferenza della perdita di un figlio in tenera età, per accelerare il processo di purificazione della propria anima. Il bambino invece, si presta alla sfida, sincronizzando la sua ennesima vita, questa volta molto breve, con ciò che i suoi genitori hanno deciso di affrontare. Due anni di vita terrena sono pochi centesimi di secondo nell’aldilà.”

“Quante vite ci aspettano?”

“Decine, centinaia…dipende da te…la reincarnazione e’ la risposta alla incongruenza che vediamo ogni giorno: un bambino nasce da genitori famosi, ad esempio attori di Hollywood, vivendo nell’agiatezza, senza particolari problemi economici, mentre un altro bambino nasce con gravi disfunzioni polmonari, o senza poter vedere o sentire, o senza le braccia. Questa apparente, e ingiusta, situazione si spiega considerando che non esiste una sola vita: in questa, le trattative dei due bambini con la propria guida sono diametralmente opposte.”

Ascolto le parole di Diva e comincio a considerare la vita in un modo totalmente differente.

“Mi può dire qualcosa su Neus? E’ una extraterrestre?”

“E’ una rappresentante di una razza evoluta che da sempre viene sulla Terra in totale anonimato, rispettando missioni di salvaguardia. Se non te lo diceva lei, non ti saresti mai accorto della sua diversità, vero?”

“Esatto, la vedevo come una straniera con le sue buffe abitudini…anzi, pensavo che avesse problemi fisici gravi…al tempo stesso la sua energia mi portava verso di lei, nel senso buono del concetto…poter parlare di Piramidi, wow, e poi è a conoscenza di tante cose, pensavo che finalmente avevo conosciuto una ragazza con cui conversare e creare una sana amicizia…”

“Hai fatto caso ai suoi tempi? Ai sui momenti di stand-by, rimanendo immobile?”

“Siiiii! Non sapevo che fare, mi faceva quasi paura…”

“Ti ha fatto toccare quella cosa che tu chiamavi ghiandola, dietro l’orecchia? Sai cos’è’? Altro che cisti o grumo di grasso, e’ un apparecchio multifunzione che usa per comunicarsi con i suoi superiori, normalmente con altre persone come lei, in giro per il mondo, e con la nave che staziona sempre sopra il cielo di Quito”

“Me l’ha fatto toccare…”

“Si, per creare, a modo suo, un contatto ed una simbiosi con te”

“Da dove viene?”

“Da un pianeta delle Pleiadi, più o meno 450 anni luce da qui”

“Un botto da qui!” (nella conversazione originale: un monton lejos n.d.a.)

“Come?”

“Volevo dire, 450 moltiplicato 300.000 chilometri, per 24 ore, per 365..ecc ecc ?”

“Si, ma come detto, la distanza è l’ultimo dei problemi che hanno per viaggiare…usano le dimensioni, le scorciatoie, i tunnel, i varchi…cose che immaginiamo teoricamente, ma loro e moltissime civiltà, hanno già raggiunto un livello tecnologico idoneo”

“La sua missione è quindi quella di aiutare e proteggere il pianeta?”

“La sua missione fa parte di un programma globale, loro in alcuni paesi dell’America del Sud, altre razze simili alle nostre in altri continenti. Ha un alto incarico gerarchico, è una comandante.”

Ascolto le parole di Diva e penso a Neus, ai momenti passati assieme, e certo, se lo avessi saputo, avrei passato ancora più tempo con lei, invece di evitarla in quegli ultimi mesi…ma di sicuro dal giorno dopo l’avrei chiamata, impossibile non approfittare di quella situazione!”

“Signora Diva, lei è stata gentilissima, non vorrei farle fare tardi”

“Non ti preoccupare,c’è’ ancora tempo…e molto altro ce ne sarà”

“Dopo quel nostro incontro di qualche mese fa, mi può riparlare di lei?”

“Certo…hai fatto bene a leggere la Bibbia, anche se velocemente…magari se te la compri, non dovrai svegliare i vicini di casa! -ride facendo l’occhietto – L’Apocalissi dunque, ti hanno portato loro a leggere quel capitolo”

“Loro?”

“Si, i Maestri Ascesi…sono esseri di Luce di immensa forza. Sono i discepoli, i profeti, quelli che hanno perso tutto per guadagnarlo tutto, come loro affermano. Il mio contatto telepatico con i Maestri e’ ininterrotto, così come con le Guide extraterrestri. Ma ne riparleremo presto”

……………………………………………………………………………..

Quel giorno storico, quel dicembre del 2002, sarà da me ricordato come l’inizio di un processo, lungo, difficile e pieno di “strade traverse” , verso l’innalzamento della vibrazione che mi portò, ben 8 anni dopo, a ricevere anche io, pur in forma molto minore a quello della signora Diva, il dono della telepatia. Come scritto in altri articoli nel blog, conobbi pian piano ad altre Guide extraterrestri, vidi le navi, assistetti a molti incontri programmati. Sempre a fianco di Diva.

Neus appartiene ad una delle razze aliene che, approfittando della similitudine fisica con la nostra specie, cura e protegge il pianeta, in quasi totale anonimato e si porta vie le specie in estinzione (sia animali che vegetali) prima che sia tardi.

Speravo di rimanere amico suo, fare qualche escursione, magari lungo le pendici dei meravigliosi vulcani dell’Ecuador, conversare di tecnologia aliena…

La notte dello stesso giorno, arrivò la telefonata alle 4 del mattino, invitandomi a vedere una luce, luce che non vidi mai. Il giorno dopo tornai nei suoi uffici per invitarla a pranzare, ma un usciere mi disse che era tornata in Spagna per problemi di salute dei suoi genitori. Inutile dire che non credevo ad una sola parola, ed ebbi quasi la certezza, anzi ne ero sicuro, che quella luce che avrei dovuto vedere, e che non vidi, era la nave di Neus che lasciava il continente…

Con Diva Gomez, persona dall’umiltà immensa nonostante i suoi doni,  cominciò un’amicizia che dura tutt’ora e che ha accompagnato i miei ultimi 14 anni caratterizzati dalla realtà del fenomeno ufologico visti quasi dall’altra parte, dalla parte degli alieni.

divaelicottero

Diva Gomez, nel 2005

Neus e Diva, amiche celestiultima modifica: 2017-02-18T17:28:08+01:00da lion7911
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